CURIOSITA'


Prendendo una delle due barche " la Delfino I o la Jessica" dall'Interno della Laguna dello Stagnone di Marsala, dopo 5 minuti di tragitto si arriva a Mozia. Mozia è un’isola a sud-ovest della Sicilia dove 27 secoli fa si insediarono i Fenici. E’ un’isola molto piccola che ha un perimetro di circa tre chilometri, tanto che c’è chi la percorre facilmente in una sola giornata a piedi. E’ un posto oggi solitario, abitato da soli nove residenti, un tempo invece la popolazione ammontava a circa 3-4 mila persone. Mozia, assieme ad altre tre isole (San Pantaleo, Santa Maria e l’Isola Grande) delimita un tratto di mare dando origine così a una laguna detta "Stagnone di Marsala". La zona è caratterizzata dalla presenza di mulini a vento che un tempo servivano a pompare nelle saline l’acqua marina da una vasca all’altra. La costa è bassa, piatta e uniforme, un paesaggio insolito per le coste dell’Italia meridionale, in genere caratterizzate da scogli. La vegetazione è costituita dalla macchia mediterranea in cui sono presenti fra gli altri il lentisco, il cappero, il pino d’Aleppo. Le saline, un tempo intensamente utilizzate, oggi sono per lo più abbandonate, ricovero di molte specie volatili che qui vengono a nidificare e tappa verso l’Africa di altrettanti uccelli migratori.
In antichità Mozia fu una città piena di traffici, ricca di magnifici edifici e di splendidi palazzi. Di questa antica città sono state rinvenute le mura che cingevano l’isola. Nei blocchi delle mura si vedono ancora i segni dell’incendio con cui la città, nel 397 a.C., fu distrutta dalle armate di Dionigi di Siracusa. E’ stato trovato anche un santuario, il tofet fenicio, in riva al mare. Testi classici affermano che sull’altare venivano sacrificati bambini per propiziarsi il crudele dio Baal Hammon.Un altro reperto suggestivo è il kothon, il bacino di carenaggio in cui sostavano le imbarcazioni che dovevano essere riparate; all’epoca era uno dei luoghi più fervidi dell’isola, mentre oggi nelle sue acque tranquille si riflettono, nel più assoluto silenzio, solo gli alberi. Nelle vicinanze del kothon si trovano i resti della "casa dei mosaici", così chiamata per il pavimento che in ciottoli bianchi e neri rappresenta scene di caccia. Si presuppone che sia stata la dimora di un ricco mercante. Al centro dell’isola, invece, è stato ritrovato un altro santuario dagli interessanti elementi architettonici di tipo egizio, chiamato il "Cappidazzu". Ma la scoperta più esaltante risale a diciannove anni fa, quando nei presi del santuario è venuta alla luce la statua nota come il "giovane di Mozia". La scultura, in marmo anatolico, risale quasi certamente alla prima metà del V sec. a.C. ed è possibile che un ricco moziese l’abbia commissionata a qualche artista di una delle vicine colonie greche di Sicilia. I coloni greci si stabilirono, infatti, nella Sicilia occidentale dopo i Fenici quando Mozia era già una città importante. Ci furono anni di pacifici e buoni rapporti, ma con il tempo tra Fenici e Greci si profilò una lotta per la supremazia in quella parte di Sicilia. Mozia diventò allora la base della potenza militare cartaginese . Nel 409 i moziesi passarono all’attacco distruggendo Selinunte, colonia greca. In risposta l’isola fu attaccata e incendiata dalle truppe di Dionigi di Siracusa, nel 397 appunto. I pochi superstiti si trasferirono sulla terraferma dove fondarono Lilibeo, l’attuale Marsala. Più tardi alcuni ritornarono sull’isola, ma qui la vita cessò del tutto dopo le guerre puniche e la conquista romana.
Per più di 2000 anni Mozia fu un isolotto abbandonato, fino a quando nel 1875 venne a scavarvi Schliemann, che però se ne andò via presto senza risultati significativi. All’inizio del nostro secolo l’isola fu acquistata da un ricco commerciante inglese, appassionato di archeologia, Joseph Whitaker, che scavò sistematicamente l’isola riportando alla luce quasi tutto ciò che noi oggi conosciamo del suo passato. Whitaker istituì un museo per tutto il materiale trovato, fra cui molti reperti relativi alla vita quotidiana dei moziesi
Negli ultimi anni si è portata alla luce gran parte della necropoli arcaica e una strada urbana , mentre nella parte meridionale della cinta muraria è stata trovata una delle stele votive del santuario.Si pensa che vi possano essere sepolti ancora resti di botteghe e magazzini, di abitazioni ricche e povere, con le loro suppellettili. Ma ci vorranno ancora generazioni d’archeologi per scoprire l’intera Mozia e la sua storia.